Selezionare il termine desiderato per visualizzare la relativa descrizione. [Fonte: De Agostini]
- Anastomosi
Le anastomosi sono realizzate mediante interventi chirurgici quando occorre mettere in rapporto organi cavi, vasi, tratti del tubo digerente o dell'apparato urinario, per ristabilire il flusso del loro contenuto.
torna su
- Anello di Schatzki
Anello di mucosa e sottomucosa che causa una stenosi a livello della giunzione esofagogastrica.
Gli anelli di Schatzki possono essere congeniti o formarsi generalmente prima dell’età avanzata. Si ritrovano circa nel 5% delle persone con esofago normale. Raramente essi tendono a stenotizzare con il passare dell'età, occludendo il transito quando il lume diviene inferiore a 15 mm. Può manifestarsi una disfagia intermittente. Quando un anello di Schatzki è sintomatico, la dilatazione con una sonda, solitamente, ha successo. Non tutti sono d'accordo sulle cause anche se alcuni ritengono che l'anello di Schatzki si formi in presenza di una malattia da reflusso gastroesofageo.
torna su
- Bile
Soluzione acquosa prodotta dalle cellule epatiche e dalle cellule dei canalicoli (duttuli) biliari, poi concentrata dalla colecisti. Il volume di bile prodotta quotidianamente varia da 500 a 1500 millilitri. La bile è composta da acqua, sali biliari, bilirubina coniugata, elettroliti, proteine, alcuni metalli (zinco, ferro e rame), colesterolo, fosfolipidi e muco. La bile svolge diverse funzioni: permette l'assorbimento intestinale dei grassi alimentari e delle vitamine liposolubili (A, D, E, K).
torna su
- Biliari acidi
Composti derivati dal colesterolo, prodotti dal fegato; costituiscono circa il 12% della bile. Gli àcidi biliari si dividono in primari, cioè formati direttamente dal fegato (acido colico e acido chenodesossicolico), e secondari (acido litocolico e acido desossicolico), formati nell'intestino a partire da quelli primari.
torna su
- Biopsia
Prelievo di tessuto vitale da sottoporre a esame istologico per scopo diagnostico. Viene eseguita con tecniche e modalità diverse.
torna su
- Candidosi
Infezione causata da funghi del genere Candida, più frequentemente dalla specie Candida albicans. Questa si riscontra abitualmente nel cavo orale, nella vagina e nel tratto gastrointestinale.
torna su
- Cardias
Orifizio superiore dello stomaco attraverso il quale l'esofago si continua con la cavità gastrica.
torna su
- Citologia
Disciplina biologica che studia la struttura e il funzionamento delle cellule.
torna su
- Deiscenza
Riapertura spontanea di una ferita, di un taglio chirurgico o di un'anastomosi (visceri, vasi ecc), dopo che i margini della ferita stessa o delle strutture anastomizzate avevano aderito.
torna su
- Disfagia
Difficoltà a deglutire cibi solidi e liquidi. Si distinguono una disfagìa organica, causata da lesioni situate tra la bocca e lo stomaco, e una disfagìa funzionale, dovuta a malfunzionamento della muscolatura faringo-esofagea.
torna su
- Displasia
Il termine displasìa designa l'alterazione della grandezza, della forma, dell'organizzazione delle cellule adulte che istologicamente precede, nell'evoluzione di un tumore maligno (vedi anche cancerogenesi), l'insorgenza del tumore stesso. Rispetto a quest'ultimo, pur coesistendo molte analogie con l'aspetto istologico della displasìa, si ammette come differenza sostanziale la possibilità di regressione della lesione.
torna su
- Diverticolo
Cavità a fondo cieco formata dall'erniazione di mucosa e sottomucosa di un viscere, che fuoriescono attraverso una lacuna della tonaca muscolare. I divertìcoli sono comuni nel tubo digerente (esofago, tenue e colon).
torna su
- Ematemesi
Presenza di sangue nel materiale vomitato. Il fenomeno si verifica in presenza di malattie in grado di provocare perdite di sangue nella cavità gastrica e nel lume esofageo: gastriti ed esofagiti, ulcere gastriche, duodenali o esofagee tumori gastrici o esofagei, varici esofagee e del fondo gastrico nelle fasi avanzate di una cirrosi epatica per ipertensione portale, rottura di un aneurisma aortico nel lume esofageo. Il disturbo è sempre associato alla presenza di sangue digerito nelle feci (melena, cioè "feci nere").
torna su
- Emorragia da varici esofagee
Perdita di sangue causata dalla rottura delle varici dell'esofago o del fondo gastrico, in presenza di un'ipertensione portale. È frequente nei malati di cirrosi epatica. Il sanguinamento può essere massivo, a volte mortale per shock.
torna su
- Epitelio
Tessuto di rivestimento della superficie esterna del corpo e delle cavità interne degli organismi animali e vegetali pluricellulari. È costituito da cellule di forma geometrica e regolare, separate da sostanza intercellulare.
L'epitelio di rivestimento del lume dei vasi è detto endotelio.
torna su
- Esofago
Tratto del tubo digerente compreso tra la faringe e lo stomaco. È lungo circa 25 cm, largo 2, occupa la parte inferiore del collo (porzione cervicale), scorre verticalmente nel torace (porzione toracica), attraversa il diaframma, in corrispondenza dell'anello esofageo, e, dopo breve tratto (porzione addominale), sbocca nello stomaco, mediante un'apertura detta cardias.
torna su
- Faringe
Canale muscolomembranoso attraverso il quale passano il bolo alimentare, che dalla bocca scende all'esofago, e l'aria respiratoria, che dal naso e dalla bocca va alla laringe. Viene normalmente distinta in tre porzioni: superiore (rinofaringe), intermedia (orofaringe) e inferiore (laringofaringe).
torna su
- Fauci
Apertura che rappresenta il passaggio tra bocca e faringe. Viene definito istmo delle fàuci lo spazio compreso tra i pilastri palatini, il palato molle e la radice della lingua, attraverso il quale si accede all'orofaringe.
torna su
- Fistola
Canale patologico che mette in comunicazione un viscere cavo o una cavità patologica con un altro viscere cavo o con l'esterno. Le cause, oltre che congenite, sono quasi sempre di origine infiammatoria, infettiva, parassitaria e chirurgica.
torna su
- Gastroscopia
Esame endoscopico della tonaca mucosa dello stomaco, ma anche dell'esofago e del duodeno, essendo la gastroscopìa parte di un'indagine detta esofago-gastro-duodeno-scopia.
torna su
- Linfoadenopatia
Tumefazione di un linfonodo, dovuta a proliferazione delle cellule che lo costituiscono o a infiltrazione da parte di cellule normalmente non presenti. Meccanismi patogenetici di ingrandimento linfoghiandolare sono: aumento del numero dei linfociti, o macrofagi, in una esaltata risposta immunitaria; infiltrazione da parte di cellule infiammatorie in corso di processi infettivi; infiltrazione da parte di cellule tumorali metastatiche; proliferazione tumorale dei linfociti costituenti il linfonodo (linfoma).
torna su
- Linfonodo
Organo del sistema linfatico costituito da una piccola massa globosa di grandezza variabile da un piccolo pisello a una nocciola. La linfa penetra nel linfonodo per mezzo dei vasi linfatici e ne fuoriesce dopo aver subito modificazioni chimiche. I linfonodi possono trovarsi lungo le vie linfatiche in cui confluisce la linfa di un territorio da cui prendono il nome: per esempio, linfonodi ascellari.
torna su
- Mediastinite
Processo infiammatorio acuto o cronico del tessuto connettivo del mediastino. Possono svilupparsi primitivamente o, più spesso, secondariamente a lesioni esofagee traumatiche, da corpo estraneo o da neoplasie; sono caratterizzate da febbre, dolore retrosternale, leucocitosi; possono interessare gli organi mediastinici (polmoni, cuore, grossi vasi) con complicazioni molto gravi.
torna su
- Mediastino
Spazio della cavità toracica situato nella parte mediana, tra i due polmoni, e delimitato in avanti dallo sterno, in basso dal diaframma, posteriormente dalla colonna vertebrale, mentre superiormente è in diretta comunicazione con lo spazio viscerale del collo.
torna su
- Melena
Emissione di feci nerastre, fetide, appiccicaticce e untuose ("catramose") per la presenza di sangue digerito proveniente da emorragie del tubo digerente.
torna su
- Metaplasia
Trasformazione di un tessuto già differenziato in un altro simile per origine embriologica (per esempio, modificazione di un epitelio cilindrico in uno pavimentoso composto, o trasformazione di un tessuto osseo in uno fibroso ecc.). La metaplasìa può essere un'alterazione reversibile oppure, quando si accompagna a fenomeni di displasia, può rappresentare la fase iniziale di un tumore: in tal caso può essere considerata una vera e propria precancerosi (per es. la metaplasìa dell'epitelio pavimentoso del tratto terminale dell'esofago che si trasforma in quello cilindrico colonnare dello stomaco: questa condizione, nota con il nome di "esofago di Barret", appare legata all' esofagite da reflusso).
torna su
- Mucosa
Membrana di rivestimento della superficie interna di organi cavi e di canali dell'organismo comunicanti con l'esterno direttamente o indirettamente (per esempio, le vie respiratorie, il tubo gastrointestinale, le vie urinarie, l'apparato genitale, l'orecchio medio ecc.)
torna su
- Odinofagia
Deglutizione dolorosa, dovuta a cause primitive o secondarie, in cui può mancare la componente organica. A differenza della disfagia organica, che si manifesta solo per i cibi solidi, l'odinofagìa si verifica anche per i liquidi.
torna su
- Pavimentoso, epitelio
Tipo di epitelio formato da cellule appiattite e disposte in uno o più strati (epitelio pavimentoso semplice o stratificato); è presente a livello pleurico, pericardico e peritoneale (o mesotelio), a livello del corpuscolo renale, degli alveoli polmonari, delle ovaie e della retina come epitelio pavimentoso semplice; invece come epitelio pavimentoso stratificato, nella congiuntiva, nella cornea, nella mucosa orale, nella lingua, nel faringe, nell'esofago, nella vagina, nell'ano. Nell'epidermide ha lo strato superficiale corneificato.
torna su
- Peristalsi
Insieme di contrazioni fisiologiche, non controllate dalla volontà, caratteristiche degli organi cavi dotati di muscolatura liscia; i movimenti peristaltici consistono nell'avanzamento di una profonda contrazione circolare (onda peristaltica) che si forma in seguito alla distensione meccanica della parete di un viscere cavo (esofago, stomaco, intestino tenue, colon, ureteri e le tube uterine).
torna su
- Pirosi
Sensazione di acidità o bruciore alle fauci e nelle regioni retrosternale ed epigastrica. È presente nelle condizioni legate a un'eccessiva quantità di acido cloridrico nel succo gastrico (esofagiti, gastriti e duodeniti, ulcere peptiche), in corso di ernia iatale o di reflusso esofageo.
torna su
- Polipo
Proliferazione circoscritta, sessile o peducolata, della mucosa. In superficie il pòlipo è ricoperto da un epitelio a differenziazione ghiandolare. In genere si sviluppa sulle mucose di naso, utero o intestino, più raramente stomaco ed esofago.
torna su
- Reflusso esofageo
Passaggio di contenuto dello stomaco nell'esofago. Il reflusso esofageo si verifica in modo saltuario in tutte le persone; diventa patologico quando assume una frequenza tale da superare i meccanismi di difesa posti in atto dalla mucosa esofagea.
torna su
- Rigurgito
Risalita in maniera passiva del contenuto gastrico in esofago, a volte a giungere fino araggiungere il faringe e la cavità orale.
torna su
- Scialorrea
Sinonimo di ipersalivazione, nelle patologie esofagee si verifica quando il paziente presenta disfagia assoluta e quindi non è capace nemmeno di deglutire la saliva, con accumulo di questa nella cavità orale.
torna su
- Sessile
In anatomopatologia, si dice di struttura ancorata con tutta la base (cioè senza peduncolo) alle parti circostanti (per esempio, polipo sèssile).
torna su
- Sfintere
muscolo di forma anulare posto attorno a un orifizio, interno o esterno, o a un condotto; tale muscolo, contraendosi, provvede a chiudere o restringere l'orifizio stesso (sfintere cardiale, sfintere anale ecc.).
torna su
- Stenosi
Restringimento patologico di un orifizio, di un dotto, di un vaso o di un organo cavo, tale da ostacolare o impedire il normale passaggio delle sostanze che fisiologicamente vi transitano. È definita organica quando è causata da processi produttivi o cicatriziali o da cause congenite malformative. Si parla invece di stenosi funzionale quando è provocata da contrazioni toniche più o meno durevoli degli sfinteri o delle pareti muscolari.
torna su
- Stenosi
Restringimento patologico di un orifizio, di un dotto, di un vaso o di un organo cavo, tale da ostacolare o impedire il normale passaggio delle sostanze che fisiologicamente vi transitano.
torna su
- Stenosi esofagea
Restringimento permanente, congenito o acquisito, del lume dell'esofago. La stenosi esofagea congenita è dovuta a malformazione dell'organo o alla sua compressione da parte di altri organi o vasi anomali. La stenosi esofagea acquisita può essere conseguenza di esofagiti, di ingestione di sotanze corrosive, di corpi estranei rimasti a lungo nel viscere, di tumori ecc. Il sintomo della stenosi esofagea è costituito da difficoltà di deglutizione (disfagia) persistente e resistente a terapie, accompagnata talvolta da vomito o rigurgito; il paziente è soggetto a dimagrimento e deperimento graduale. L'esame radiografico con mezzo di contrasto e l'esofagoscopia confermano la diagnosi. Le terapie consistono nella dilatazione con sonde di calibro crescente, nell'esofagotomia, nell'esofagogastrostomia percutanea, nell'esofagodigiunostomia associate spesso a plastiche con lembi cutanei.
torna su
- Stomaco
Tratto del tubo digerente che occupa gran parte dell'epigastrio e dell'ipocondrio sinistro, subito sotto il diaframma. Nello stòmaco il cibo viene trasformato in una pasta semiliquida, detto chimo gastrico, che viene a piccole quantità e a successivi intervalli passato nel duodeno in seguito all'apertura dello sfintere pilorico.
torna su
- Tunica
Formazione anatomica caratterizzata da una struttura a strati concentrici, che può costituire in tutto o in parte la parete di organi cavi o un rivestimento di altri visceri o formazioni: tùnica albuginea, tùnica delle arterie, tùnica vaginale.
torna su
- Ulcera peptica
Area depressa, a limiti ben definiti, escavata, che interessa gli strati più profondi di un organo e generalmente è l’esito di un processo infiammatorio o di ischemia. Quelle più frequenti sono le ulcere gastriche e duodenali.
torna su
- Varici esofagee
Dilatazioni patologiche delle vene del terzo inferiore dell'esofago. Le varici esofagee si formano durante malattie del fegato (di rado della milza) croniche (per esempio, cirrosi epatica) per l'aumento della pressione venosa nel circolo portale.
torna su
- Vomito
Emissione, spesso preceduta da nausea e conati, del cibo ingerito, dopo che questo ha già raggiunto lo stomaco o l'intestino tenue. Durante l'espulsione compaiono bradicardia, salivazione, pallore e astenia.
torna su